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Amore per lo sport e la penna, ecco il giornalismo romantico di Davide Marino
29.05 11:50 di Redazione SB      Articolo letto 4534 volte
Fonte: uniga.gazzetta.it
L'articolo pubblicato sul blog de "La Gazzetta dello Sport", l'intervista a Davide Marino, ex giocatore della Prima Squadra dell'Osl Calcio Garbagnate

 

 

 

 

 

 

 

 

http://uniga.gazzetta.it/2015/05/25/amore-per-lo-sport-e-la-penna-ecco-il-giornalismo-romantico-di-davide-marino/?refresh_ce

 

Il calcio è una donna ammaliante e seducente. Una di quelle donne che ti rubano il cuore ed è impossibile togliersele dalla testa. L’unica che non tradiresti mai, perché anche nei momenti più difficili non ne puoi proprio fare a meno. Per Davide Marino il calcio ha avuto un’influenza di questo tipo. Un amore ai limiti del morboso nei confronti di uno sport che pratica da quasi vent’anni e di cui ha iniziato a scrivere proprio recentemente, sulla pagine online della rosa. Oggi Davide ci parla di sé, di come vive lo sport e il giornalismo, di cui predilige l’approccio “romantico” di matrice spagnola, piuttosto che prettamente contenutistico.

La new entry del Communication’s Team si presenta così.
Parlare di se stessi è tra le cose più facili senza dubbio la più difficile. Sono uno studente iscritto alla facoltà di Scienze Politiche all’Università degli Studi di Milano, scelta per la sua multidisciplinarietà o, detta in parole semplici, perché fa di tutto un po’. La definizione di ciò che studio rispecchia anche la mia personalità: ho tanti interessi ma pochi sono quelli che sviluppo in maniera quasi pedissequa. Mi affascinano decisamente le cose che non ho mai fatto perché celano prove e ostacoli da superare, ma ho dei punti fermi: la passione per lo sport e per il calcio in particolare, che fa sfondo a tutto il resto. Nel team CUS-UniGa sono entrato grazie alla proposta di Andrea Torelli, con il quale ho diviso lo spogliatoio del Cusago Calcio quattro anni fa. Nonostante la mia passione per sport e giornalismo non ho mai avuto a che fare con un’esperienza simile e quindi sperimentare con mano (e penna) se questa possa essere la “mia strada”, mi piace.

Davide studia Scienze Politiche all’Università degli Studi di Milano

Come e perché hai iniziato a scrivere? Parlaci del tuo modo di vivere il giornalismo sportivo e se è la professione che vorresti intraprendere.
Ho iniziato a scrivere e leggere all’età di tre anni. Non mi ritengo un bambino prodigio però anche da piccolino ho sempre preferito scrivere che disegnare, la carta bianca e la penna hanno sempre avuto un fascino non indifferente. Contemporaneamente ho sviluppato un interesse e un amore quasi morboso nei confronti del calcio. Mi è sempre piaciuto giocare a calcio piuttosto che parlarne ma col tempo, leggendo e vedendo sempre più articoli calcistici e partite, incamerando nozioni, storie e tanto altro, mi è nata la voglia di scrivere e trasportare tutto questo su carta; che è un modo altrettanto efficace per mostrare il proprio amore verso questo sport. Professionalmente parlando, poter pensare un giorno di essere pagato per scrivere di calcio o comunque di sport, sì è una cosa che mi piacerebbe ed è una strada che imboccherei per un viaggio di sola andata.

Scrivi solo di sport o lo pratichi ancora?
Gioco a calcio dall’età di sei anni. Al momento sono fermo per un infortunio alla spalla, ma penso di riprendere perché per ben diciassette anni il martedì è sempre stata giornata di allenamento e senza devo dire che è piuttosto difficile. Non ho mai giocato a livello professionistico, ma nonostante ciò penso che anche nel calcio dilettantistico ci siano storie che valgano la pena di essere raccontate. Io ho una storia calcistica piuttosto normale, e come tanti altri ragazzi, ma l’esperienza che più mi ha segnato è fatto capire di quanto sia affascinante questo sport sono stati i due anni passati a vestire la maglia dell’Osl Garbagnate. Io, centrocampista centrale nato e cresciuto a Milano, l’estate del 2013 ho scelto di trasferirmi calcisticamente in una realtà pressoché unica. Giocare per una squadra a Milano è dispersivo perché sei uno dei tanti giocatori delle tante squadre della città. A Garbagnate le squadre sono due e vivi una realtà calcistica quasi vicino al professionismo, compreso il derby “amichevole” che si disputa il giovedì sera. La gente viene a vederti al campo e, se come capitato a me, giochi playoff o gare importanti a fini del campionato puoi contare sul sostegno di un’intera comunità che tratta la squadra al pari, se non di più, delle varie Juventus, Milan o Inter. Sono convinto che questa realtà la possa capire chi cresce a Garbagnate e ho sempre guardato questi ragazzi con ammirazione ma anche rispetto per una sorta di pressione che nelle gare importanti erano soliti affrontare.

Che direzione pensi stia prendendo il giornalismo oggi? Ti identifichi nel modo di fare comunicazione delle testate odierne?
Purtroppo, a malincuore, devo ammettere che non riesco a esser positivo per quanto riguarda il giornalismo oggi. La carta non fa a tutti lo stesso effetto e per molti piuttosto che essere affascinante rappresenta un’informazione meno diretta e più dispendiosa. Ovvio questo discorso è valevole per i quotidiani, perché parlando di riviste invece, per me non ci sono aspetti negativi, ognuno può trovare la sua in base ai propri interessi. Ed è proprio a questo che volevo arrivare perché da un anno circa non cambierei assolutamente niente. È giunta quasi al numero 5 una rivista, trimestrale, che aspettavo e desideravo da anni. Si chiama Undici ed è una rivista di cultura calcistica. È esattamente il tipo di informazione che prediligo, perché tratta il calcio in maniera letteraria, mixando le sue mille sfaccettature con eventi storici e società, analizzandone soprattutto l’importanza a livello popolare e sociale. L’aspetto più importante è che fornisce informazioni che in pochi conoscono ed è così che rimarcano la propria unicità. Inoltre creano una sorta di network tra altre riviste dello stesso genere (straniere e fondate prima di quella italiana) ed è interessante vedere anche i diversi tipi di stile. Ad esempio in Italia si cura il linguaggio e la bellezza dei contenuti, in Spagna, che sinceramente preferisco, danno all’articolo un’identità romantica e malinconica, quasi a parlare di un calcio che non c’è più. Quello in cui alla base di tutto c’era la passione, magari anche un po’ morbosa ma sicuramente pura e devota; quella che può avere un semplice ragazzo, mai approdato nel mondo dei professionisti ma che può raccontare storie bellissime, alimentate dalla voglia di informare e arricchire il più possibile la cultura di chi legge.

Margherita Di Tolla

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